Dai neuroni del tessuto cerebrale sottostante allo scalpo si origina un’attività elettrica denominata Elettroencefalografia (EEG).
Le registrazioni elettriche dell’attività cerebrale possono essere effettuate mediante elettrodi intracellulari ed extracellulari.
Gli elettrodi extracellulari rilevano i potenziali d’azione di più cellule vicine fra loro e permettono di rilevare anche l’attività sincronizzata di aggregati di cellule.
Nell’EEG vengono presi in considerazione sostanzialmente due parametri: Frequenza e Ampiezza.
Nell’EEG normale dell’Uomo la frequenza dell’attività elettrica varia da 1 a 30 Hz e l’ampiezza da 20 a 100 μV.
Le frequenze che si registrano sono state suddivise in alcuni gruppi: alfa (8-13 Hz), beta (13-30 Hz), delta (0,5-4 Hz) e teta (4-7 Hz).
L’EEG è perciò costituito da un insieme di potenziali di campo registrati da parecchi elettrodi posti sulla superficie dello scalpo in grado di registrare i sottostanti campi elettrici evocati dalle cellule nervose (Neuroni).
I neuroni sono cellule eccitabili pertanto, a esempio, gli accessi convulsivi che accadono di tanto in tanto nei soggetti epilettici derivano direttamente o indirettamente da variazioni dell’eccitabilità di singoli neuroni o di gruppi di neuroni. Quando l’attività di aggregati di neuroni si sincronizza si possono osservare brusche deviazioni dell’attività dalla linea di base e tale attività parossistica può essere normale o può anche indicare la sede di un focolaio epilettico.
L’EEG, appunto è l’esame specifico in grado di individuare tali anomalie fornendo informazioni utili per instaurare una terapia medica o chirurgica specifica.